clicca sul logo

mercoledì 17 ottobre 2012

BANCHE.ESUBERI.QUASI RADDOPPIA PREVISIONE: DA 20 MILA A 35 MILA

Da Milano Finanza:

"""""""""Allarme occupazione nelle banche.

Il presidente Mussari ha descritto un quadro pessimistico, con troppi regolamenti e il peso delle sofferenze Le parti sociali temono il prepensionamento obbligatorio di 35 mila addetti. Ma Palazzo Altieri smentisce
I l numero degli esuberi in banca potrebbe salire vertiginosamente nei prossimi anni, fino a raggiungere le 35 mila unità. È questo il timore espresso ieri dai sindacati italiani del credito dopo un importante incontro che si è tenuto nel pomeriggio in Abi. Nella sede di Palazzo Altieri i leader di Cgil, Cisl, Uil e Ugl e i segretari delle sigle del settore hanno incontrato Giuseppe Mussari, presidente dell'associazione bancaria italiana, e Francesco Micheli, capo della delegazione sindacale dell'Abi. Al centro dell'incontro c'era lo stato di salute del sistema bancario italiano che Mussari avrebbe descritto con tinte fosche, come ricostruito da MF-Milano Finanza. Il presidente dell'Abi si sarebbe infatti soffermato sul peso delle sofferenze e sull'eccesso di normative nazionali ed europee (Basilea 3 in primis), che rischierebbe di compromettere la ripresa del comparto. La discussione si sarebbe poi spostata sul tema del taglio dei costi e della razionalizzazione dei principali gruppi bancari per meglio contrastare la crisi. Anche se secondo Micheli «l'aspetto dell'occupazione non è stato toccato», al termine dell'incontro Lando Sileoni e Massimo Masi, segretari della Fabi e della Uilca, hanno subito lanciato l'allarme. «L'Abi ha detto che la produttività sta calando e ha mandato un messaggio chiaro che nel futuro ci saranno seri problemi occupazionali. Potrebbero quindi essere a rischio 35 mila lavoratori (rispetto ai 20 mila stimati inizialmente, ndr)», ha spiegato Masi, disponibile ad affrontare la questione «ma senza soluzioni coercitive». Anche per Sileoni l'Abi «sta preparando il terreno per il prepensionamento obbligatorio di 35 mila lavoratori bancari». Una possibilità, spiega ancora, «che l'Abi non dice ai tavoli ufficiali ma che stanno profilando i singoli banchieri ai sindacati». Questo, per la Fabi, equivarrebbe «alla fine della categoria». Critico anche Agostino Megale della Fisac-Cgil: «La priorità nella crisi dovrebbe essere quella di garantire il lavoro e la stabilità, tutelando l'interesse dei dipendenti». L'Abi ha ridimensionato l'allarme, sottolineando che al tavolo non sono state fatte cifre. «Abbiamo fatto una rappresentazione del sistema in questo momento particolarmente complesso», ha spiegato Micheli. «Ma non abbiamo parlato di esuberi. Nelle pieghe del ragionamento ci sta che l'eccedenza degli organici potrà portare a una criticità in termini di esuberi, ma questa cosa non è stata affrontata», ha concluso Micheli. La tensione in ogni caso resta alta, soprattutto per quanto riguarda le due vertenze più delicate del momento: quella della Popolare di Milano e quella del Monte dei Paschi."""""""""

AGL Bancari:

L'avevamo ampiamente previsto, in tutti gli interventi di questi ultimi mesi. Nelle banche siamo alla resa dei conti. D'altronde sono al governo del Paese e quindi, se non ora , quando?
Tutti i sindacati di categoria sono stati condotti tranquillamente all'impotenza. Hanno affrontato uno snodo decisivo come se si trattasse di una normale tornata contrattuale. Invece stavano scavando loro una buca sotto i piedi e sono sprofondati, con i loro proclami e i loro scioperi che non sono serviti a un bel nulla.
Grande dimagrimento quindi previsto e , dopo di esso, prevediamo, verrà compiuta anche la fase due ossia una massiccia esternalizzazione di varie funzioni e la precarizzazione del rapporto per coloro che rimarranno all'interno. E, come avvenuto in altri settori, i sindacati verranno degradati da decisivo soggetto di una dialettica sociale a semplici organizzazioni di "capoclasse" e controllori, incaricatti dalle maestre (l'ABI e le direzioni aziendali bancarie) di tenere l'elenco dei buoni e cattivi sulla lavagna e di riferire. Avendo in cambio qualche poltrona, qualche promozione per loro e una manciata di biada per i loro rappresentanti.
Non ci stancheremo mai di ripeterlo: l'unica strategia vincente per un sindacato, in quel contesto, sarebbe stata e sarebbe ancora quella di rifuggire da "coperture" e colpire (chi sa, essendoci dentro, può) la parte datoriale nei suoi veri interessi, quelli di cui loro non parlano mai ma che i cittadini, anche quelli fuori dalle banche , hanno colto al volo, stranamente, prima dei sindacati dei bancari. Quali sono questi interessi? Quelli che tutti possono dedurre dagli scandali, dalle inchieste, dagli articoli di cronaca riguardanti questi signori. Certo, bisognerebbe sbrigarsi, prima che nelle banche tutto venga messo a tacere. O forse è troppo tardi? Con questi dirigenti sindacali si: chi glielo fa fare di cambiare registro? I lavoratori dovrebbero muoversi in questo senso , in prima persona, ma non con gli scioperi sterili bensì con iniziative che sfruttino l'impopolarità delle banche.

Nessun commento:

Posta un commento