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domenica 17 febbraio 2013

I RAPPORTI CON L'EUROPA E I VERI INTERESSI DEI LAVORATORI ITALIANI

In campagna elettorale è uno dei tempi più trattati: quello dei rapporti dell'Italia con la Merkel e con l'Europa (da essa , sembra, di fatto, egemonizzata) con la Francia (che bene o male, come suo solito, riesce a darsi una chiave per gestire i propri interessi) con gli USA (da noi italiani criticati ma, probabilmente, non del tutto compresi)
A nostro parere i ragionamenti che si fanno in Italia sono inquinati dalla persistenza di miti e di frasi fatte. Uno dei rimpianti legati all'avvento dell'euro è quello della sopravvenuta impossibilità di mantenere il nostro export facendo leva, come una volta accadeva, sulla svalutazione. Si dice: perchè americani e giapponesi possono farlo e noi no? A nessuno viene in mente che forse è l'imprenditoria italiana a non saper essere più competitiva come una volta. Forse perchè ha sempre pensato ad arrangiarsi e a speculare più che agli interessi veri del Paese la tutela dei quali fosse oggetto dell'attività di una classe dirigente politica in verità sempre più scadente perchè scarso oggetto delle attenzioni e delle cautele (a parte le interferenze illecite e l'assalto alla diligenza delle agevolazioni) degli imprenditori. Chi è causa del suo mal, quindi, pianga se stesso.Grande responsabilità è anche dei grossi sindacati, i quali hanno seguito a ruota, come un ballo di coppia, la classe imprenditoriale, puntando non sullo sviluppo della produttività ma sul perpetuarsi dei pascoli pubblici per mantenere le proprie greggi. Poca lungimiranza quindi, anzi miopia, nonostante il fiorire di centri studi di politica economica. Ora forse è troppo tardi per scampare a un destino simil-greco (nella sostanza anche se, probabilmente, nella forma, un po' più soft...o ci saremo già dentro e non ce ne siamo accorti?)Perchè? Il fiscal-compact è ormai realtà e le ganasce ce le siamo messe e abbiamo lasciato che ce le mettessero. Gli impegni l'Italia li ha mantenuti e dovrà mantenerli. Tutti i partiti (per scarso coraggio) lo ammettono e anche chi si vuole un po' smarcare sappiamo già che dopo, in Europa, chinerà la testa perchè le grandi potenze sanno come utilizzare i loro strumenti per farsi rispettare. Non si esce da un meccanismo da un giorno all'altro. Occorrerebbero grandi personalità politiche che ragionassero su un orizzonte di medio-lungo periodo. Questi pensano solo a mantenere il loro seggio parlamentare il più possibile e a monetizzare quanto più si può. Gli altri, i “nuovi” arrivati sulla scena politica avranno pure tante buone intenzioni ma non sono oggettivamente e comprensibilmente preparati a una attività così complessa.La classe imprenditoriale? Anch'essa pensa agli affari suoi. Chi può trasferisce i propri interessi fuori dall'Italia (quindi non solo la FIAT lo sta facendo ma tutti gli altri).
Il secondo mito da sfatare è quello della tutela dell'italianità. Ma quale? Quella del boom economico degli anni '60? Bella, ma nei film. Quella delle grandi personalità e dei cervelli? Ma le une e gli altri ormai non parlano più neppure in italiano, se non nella pubblicità e nelle cerimonie di premiazione. Infatti, li abbiamo indotti a scappare via, adottando un sistema di istituzioni culturali universitarie e scolastiche quello sì degno dei film di Totò o degli spettacoli di Pulcinella. O l'italianità degli imprenditori che vanno a portare sfruttamento, mazzette, malaffare all'estero? Con quelli lì l'italiano onesto non ha nulla a che fare. Ma non è che per caso tutta questa passione per l'italianità sia alimentata dai vertici di quelle aziende (Edison, Bnl, Parmalat, Finmeccanica, Saipem, Alitalia,Telecom, Enel , Eni e Fiat) che o già sono state comprate o stanno per esserlo dagli stranieri? Ma perchè il lavoratore italiano dovrebbe preoccuparsi della sorte di imprenditori e manager incapaci e guardare con timore all'avvento di imprese e paesi diversi desiderosi di fare e non di evadere, speculare, corrompere, licenziare? Quindi, spettabile management di quelle aziende in via di acquisizione (e giornali amici), lamentatevi pure ma non nel nostro nome di italiani. Voi avete tradito l'Italia in nome del vostro portafoglio, voi con noi non avete più nulla a che fare e non vi vogliamo più. O meglio, aspettiamo di incontrarvi a fare il nostro stesso lavoro alla catena di montaggio, negli uffici o a pranzare al nostro fianco alla mensa aziendale.Vuoi vedere che grazie all'avvento degli stranieri finalmente i vertici aziendali verranno scelti in base a criteri meritocratici e non alla discendenza famigliare?

domenica 10 febbraio 2013

IL GOVERNATORE DI BANKITALIA PREDICA BENE: MA LO LASCERANNO RAZZOLARE?

Anche noi abbiamo accolto con sollievo le affermazioni del Governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco al Forex di Bergamo. In estrema sintesi (non è necessario che si ripercorrano gli antefatti in quanto sufficientemente noti) la Banca d'Italia vuole il prima possibile avere dal Parlamento il potere di rimuovere dai loro incarichi i manager bancari disonesti e invita a trovare il modo di non concedere a coloro di essi che abbiano condotto in rosso i bilanci delle aziende che stanno per lasciare trattamenti di liquidazione super milionari. Bene che si sia arrivati a prese di posizione di questa forza e rilevanza. Ma forse è troppo tardi rispetto a quel che è successo (per esempio in MPS, con l'importante particolare che nessuno, nell'opinione pubblica, è a conoscenza di tutto ciò che è veramente accaduto perchè la Magistratura è ben lungi dall'aver concluso il suo lavoro), non si sa se sufficiente rispetto a quello che sta per accadere (cedole ai soci di Intesa-San Paolo e riconoscimento utili alle Fondazioni in conseguenza di norme appena varate) e forse troppo presto considerando che, anche caduta la credibilità negli attuali vertici di MPS di poter rimediare da soli alla situazione di crisi (per ora hanno iniziato a pagare solo l'ex Mussari e alcuni di seconda fila) , tutti gli altri protagonisti (quelli cioè che dovrebbero garantire, oltre al Parlamento, a Visco di passare dalle intenzioni ai fatti) sono ancora gli stessi appartenenti al Gotha bancario italiano, quello criticato da tutti per gli intrecci perversi con la politica.E sappiamo che se in Italia c'è una cosa che la politica non farà mai è di autoriformarsi per rimediare ai guai da lei creati direttamente o indirettamente per mano degli uomini da essi scelti o ad essa imposti.
Qualcuno ipotizza che quanto fin qui emerso sia solo la punta di un iceberg che racchiude tutto il potere economico e bancario.
Ci permettiamo di suggerire al prossimo Parlamento, al contrario di quanto proposto dal Dott. Visco, di non lasciare in questa fase di emergenza il ruolo di controllore a una istituzione controllata (nel rispetto delle attuali norme di legge, per carità) dalle maggiori banche private italiane (tutte presenti al Forex di Bergamo con i loro massimi vertici) ma di “congelare” l'attuale situazione, far definitivamente accertare dalla Magistratura le responsabilità di ogni soggetto coinvolto, per scongelare poi l'iceberg in maniera controllata , per evitare che qualcuno, interessato, autogestendo lo scioglimento, faccia in modo che qualcun altro possa squagliarsi e squagliarsela dalle proprie colpe e soprattutto dai propri doveri risarcitori nei confronti della collettività.