Non convincono le prese di distanze sulla
vicenda MPS apparse oggi sugli organi di stampa da parte dei rappresentanti del
più grosso sindacato italiano.
Il Sindacato (quel tipo di sindacato) quando
vuole le cose le riesce a sapere prima. Renderle di pubblico dominio è un altro
paio di maniche. Può decidere di farlo o meno, sulla base di valutazioni di
opportunità. Questo sembra capitato, da tempo, in quel contesto.
Quando poi la frittata è fatta, se è
comprensibile precisare di non avere scheletri nell'armadio e di pensare solo a
limitare i danni per i lavoratori, non altrettanto ammissibili appaiono
posizioni tese ad interporsi tra chi preme per rivoltare una situazione come un
calzino e chi fino ad oggi ha amministrato quella banca e con cui si sono fatti
accordi fino a ieri, non sottoscrivendone l'ultima versione solo per un tardivo
scrupolo di decenza ma soprattutto per opporsi a un ridimensionamento del ruolo
del sindacato (di quel tipo di sindacato) e non certo per salvare posti di
lavoro. Quel sindacato non può genericamente oggi reclamare di non far parte del
sistema .Non fateci ridere: un leader sindacale nazionale, quando veramente
vuole produrre un cambiamento in una banca di rilievo nazionale, di fatto
indirizzata da un partito nazionale (certo, attraverso uomini locali, in quanto
più addentro a quella realtà) non va ad allearsi con un sindaco contro chissà
chi ma alza il telefono e parla direttamente col segretario di quel partito
nazionale. Questo sicuramente è stato a suo tempo fatto, ma allora perchè ci si
vuole raccontare il contrario? Semplice: per proteggere, in tempo di elezioni,
propri amici/alleati. Male però , perchè se non si spinge nel punto giusto la
macchina rischia di non spostarsi e sotto questa macchina sono incastrati da
allora migliaia di lavoratori. Addirittura si confessa di aver avuto un ruolo
nel suggerire il cambio di management, avvenuto di recente con una persona la
quale, a parte le pendenze giudiziarie le quali non sono state oggetto a suo
tempo di levate di scudi sindacali, unanimemente è stata valutata da tutti gli
osservatori come un commissario di fatto del soggetto politico di riferimento,
tanto addentro in quel rapporto da non essersi candidato per un soffio alle
primarie (scommettiamo che le avrebbe vinte?). E poi, come è conciliabile quella
valutazione così negativa di un manager tale da chiederne la rimozione , con il
silenzio, nei mesi successivi, durante le trattative riguardanti tutto il mondo
bancario, che sono costate giorni di scioperi ai lavoratori bancari, quando
sarebbe bastata la velata minaccia di sollevare qualche sasso riguardante quel
dirigente oggi indagato per ottenere molto di più per i lavoratori? O forse non
si è ritenuto l'attacco delle gerarchie bancarie a migliaia di lavoratori e alle
loro famiglie sufficientemente grave da giustificare un contrattacco così
pesante? Ciò in nome di cosa, dei lavoratori o di una ragion di stato bancaria?
La perla poi è quando da una parte si afferma di aver voluto l'avvento di
competenze manageriali esterne e dall'altra si dichiara, in sintonia, guarda
caso, con l'attuale management, di essere pregiudizialmente contrari al
commissariamento. Se non è indebita interposizione questa, cosa altro
è?Addirittura il maggiore sindacato italiano sostiene in questo momento, con una
notevole faccia di bronzo, l'aumento degli attuali poteri per un rinviato a
giudizio per frode fiscale. Alla faccia del nuovo!