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martedì 29 gennaio 2013

MONTE DEI PASCHI : GIUSTIFICAZIONI SINDACALI TARDIVE E POCO CREDIBILI

Non convincono le prese di distanze sulla vicenda MPS apparse oggi sugli organi di stampa da parte dei rappresentanti del più grosso sindacato italiano.
Il Sindacato (quel tipo di sindacato) quando vuole le cose le riesce a sapere prima. Renderle di pubblico dominio è un altro paio di maniche. Può decidere di farlo o meno, sulla base di valutazioni di opportunità. Questo sembra capitato, da tempo, in quel contesto.
Quando poi la frittata è fatta, se è comprensibile precisare di non avere scheletri nell'armadio e di pensare solo a limitare i danni per i lavoratori, non altrettanto ammissibili appaiono posizioni tese ad interporsi tra chi preme per rivoltare una situazione come un calzino e chi fino ad oggi ha amministrato quella banca e con cui si sono fatti accordi fino a ieri, non sottoscrivendone l'ultima versione solo per un tardivo scrupolo di decenza ma soprattutto per opporsi a un ridimensionamento del ruolo del sindacato (di quel tipo di sindacato) e non certo per salvare posti di lavoro. Quel sindacato non può genericamente oggi reclamare di non far parte del sistema .Non fateci ridere: un leader sindacale nazionale, quando veramente vuole produrre un cambiamento in una banca di rilievo nazionale, di fatto indirizzata da un partito nazionale (certo, attraverso uomini locali, in quanto più addentro a quella realtà) non va ad allearsi con un sindaco contro chissà chi ma alza il telefono e parla direttamente col segretario di quel partito nazionale. Questo sicuramente è stato a suo tempo fatto, ma allora perchè ci si vuole raccontare il contrario? Semplice: per proteggere, in tempo di elezioni, propri amici/alleati. Male però , perchè se non si spinge nel punto giusto la macchina rischia di non spostarsi e sotto questa macchina sono incastrati da allora migliaia di lavoratori. Addirittura si confessa di aver avuto un ruolo nel suggerire il cambio di management, avvenuto di recente con una persona la quale, a parte le pendenze giudiziarie le quali non sono state oggetto a suo tempo di levate di scudi sindacali, unanimemente è stata valutata da tutti gli osservatori come un commissario di fatto del soggetto politico di riferimento, tanto addentro in quel rapporto da non essersi candidato per un soffio alle primarie (scommettiamo che le avrebbe vinte?). E poi, come è conciliabile quella valutazione così negativa di un manager tale da chiederne la rimozione , con il silenzio, nei mesi successivi, durante le trattative riguardanti tutto il mondo bancario, che sono costate giorni di scioperi ai lavoratori bancari, quando sarebbe bastata la velata minaccia di sollevare qualche sasso riguardante quel dirigente oggi indagato per ottenere molto di più per i lavoratori? O forse non si è ritenuto l'attacco delle gerarchie bancarie a migliaia di lavoratori e alle loro famiglie sufficientemente grave da giustificare un contrattacco così pesante? Ciò in nome di cosa, dei lavoratori o di una ragion di stato bancaria? La perla poi è quando da una parte si afferma di aver voluto l'avvento di competenze manageriali esterne e dall'altra si dichiara, in sintonia, guarda caso, con l'attuale management, di essere pregiudizialmente contrari al commissariamento. Se non è indebita interposizione questa, cosa altro è?Addirittura il maggiore sindacato italiano sostiene in questo momento, con una notevole faccia di bronzo, l'aumento degli attuali poteri per un rinviato a giudizio per frode fiscale. Alla faccia del nuovo!