Ecco alcuni buoni motivi per cui non abbiamo firmato e non siamo d'accordo con
la Tobin Tax:
http://notizie.tiscali.it/articoli/interviste/12/10/tobin_tax_barrai_baglioni_verzelli.html?news
Noi,
che viaggiamo un pò più terra terra, ci eravamo già insospettiti nel rilevare le
insolitamente tempestive ed entusiastiche firme di Camusso, Angeletti e
Centrella (tralasciamo i politici, tra i quali, considerato il loro pregresso
rapporto con speculatori finanziari, determinate adesioni risultano patetiche,
ancor prima che sospette).
Come AGL osserviamo semplicemente che ci sembra
una trovata demagogica.Innanzitutto il mercato finanziario non è fatto solo di
dannosa speculazione ma anche di compravendita di titoli attraverso i quali
grandi aziende cercano il sostegno di una vasta platea di risparmiatori. Sarebbe
eventualmente più sensato tassare in più i guadagni che non l'operazione
finanziaria in se stessa, anche perchè il rischio concreto è che se in quel
mercato l'operazione è tassata (e quindi diventa antieconomica) uno va a farla
su un altro mercato.C'è poi un altro rischio: che vi sia una fuga di capitali
dall'Italia, con la conseguenza di vedere altri esuberi aggiuntivi, alle
migliaia attuali, nel personale delle banche che offrono il servizio di
trading.E' abbastanza noto poi che se l'effetto sarà la mancanza di liquidità su
quei mercati tassati, i comportamenti speculativi rischieranno di moltiplicarsi,
ottenendo esattamente l'effetto contrario a quello voluto, superficialmente, da
questi esperti di provenienza sindacale (un pò più competenti nel magna-magna,
forse, piuttosto che in materie finanziarie). Un maligno potrebbe addirittura
pensare che certe firme autorevoli abbiano ricevuto un imput interessato da
alcuni loro potenti amici appartenenti non certo al mondo delle fabbriche (e non
sarebbe la prima volta) .E' probabile poi che a un buon introito derivante dalla
tassazione si contrappongano costi sociali, derivanti dalla disoccupazione ben
maggiori, con un saldo negativo, alla fine, del gettito.E se ci sarà la gran
fuga dalla Borsa italiana,dove troveranno i capitali le imprese desiderose di
crescere?
martedì 30 ottobre 2012
giovedì 25 ottobre 2012
POSTE ITALIANE: UN PROBLEMA CHE INTERESSA TUTTI
Dando un occhiata al funzionamento di un ufficio di Poste Italiane in questi
anni è stato possibile farsi una idea dello stato di salute dei servizi in
Italia. Ciò potrebbe dirsi, in realtà, per ogni amministrazione diffusa
capillarmente sul territorio. Guardi le facce della gente, ne percepisci gli
umori e capisci se questo Paese ha raggiunto livelli di efficienza decenti.In
effetti, stranamente, ad un progresso degli strumenti tecnologici, nelle Poste,
non ha corrisposto un miglioramento in tutti i servizi. Ad esempio si lamentano,
in generale, eccessive file alle poste stesse e ritardi nel recapito delle
lettere. Strano, perchè le Poste erano state privatizzate nel 1998
(trasformazione in SpA). Una SpA all'italiana , ovviamente, in quanto
l'azionista unico era ed è il Ministeo dell'Economia. Alcuni punti fermi di
questa operazione sono comuni a quelli di altri processi simili. Ad esempio la
perdita di centomila posti di lavoro.Se ne sono persi nel recapito,
parallelamente alle sedi decentrate dello stesso, via via accorpate.Ed è
aumentata la distanza da percorrere per molti clienti obbligati a farlo.Certo,
gli utili societari sono aumentati ma si sono persi, anche recentemente, altri
posti di lavoro ed è stato abolito il recapito al sabato. Peggioramento del
servizio quindi (l'oggetto sociale di questa SpA).Nel bancoposta sono aumentati
i servizi da fornire a parità di personale ma quest'ultimo non ha sufficiente
dotazione tecnologica.La situazione societaria è sana (bilanci in equilibrio) ma
le risorse non vengono usate per migliorare le condizioni del servizio.Come
detto la riorganizzazione ha proceduto per "ondate" di cui le ultime, quelle da
poco preannunciate saranno devastanti.Licenziamento di 12 mila portalettere,
chiusura di 1200 uffici minori e razionalizzazione (apertura settimanale
ridotta) per altri 600.
I più maligni sostengono che questo processo abbia due obbiettivi: scorporare il Bancoposta "bancarizzandolo" e frazionare, affidandolo a ditte private, il servizio di recapito.
Già in altri settori in cui questi processi sono andati avanti è stato possibile ricavare le controindicazioni che ora ovviamente, per il futuro, sono riproponibili per Poste Italiane. Essenzialmente: la possibilità che quando vi sia un disservizio l'utente non riesca a risalire al responsabile (non per fargli causa ma semplicemente per risolvere in fretta il suo problema perchè è solo ciò che in questi casi gli (ci) interessa). E poi il rischio che una privatizzazione e parcellizzazione spinta non favorisca la concorrenza ma l'instaurarsi di tanti piccoli monopoli territoriali, gestiti in dispregio delle esigenze delle collettività residenti nei territori più sperduti.
Anche se molti sembrano essersene dimenticati, il servizio postale è un bene di pubblica utilità. Un recapito efficiente incide sul benessere psicologico della gente, il bancoposta è uno degli strumenti più utilizzati per il risparmio popolare. Il quale a sua volta è raccolto dalla Cassa Depositi e Prestiti la quale svolge una funzione importante, tra le altre: quella di finanziare gli investimenti infrastrutturali dei Comuni.
La vertenza Poste, quindi, interessa tutti noi perchè sono in gioco beni preziosissimi che, una volta persi, difficilmente riusciremo a recuperare in breve tempo e a costi sostenibili.
Grande solidarietà quindi con le richieste dei lavoratori postali (innanzitutto: basta con i licenziamenti) , richiesta al governo di curare con la massima attenzione (come dovrebbe fare ogni buon proprietario) l'operato del suo management, una riflessione prima o poi da condurre tesa a rivalutare l'utilità del ritorno ad un soggetto pubblico di determinate funzioni, visto che 15 anni di liberalizzazione/privatizzazione hanno dimostrato il fallimento delle teorie sottostanti.
Cercheremo, come Sindacato, di dare anche noi il nostro contributo per il miglioramento di questa situazione, nell'interesse dei lavoratori e della collettività.
I più maligni sostengono che questo processo abbia due obbiettivi: scorporare il Bancoposta "bancarizzandolo" e frazionare, affidandolo a ditte private, il servizio di recapito.
Già in altri settori in cui questi processi sono andati avanti è stato possibile ricavare le controindicazioni che ora ovviamente, per il futuro, sono riproponibili per Poste Italiane. Essenzialmente: la possibilità che quando vi sia un disservizio l'utente non riesca a risalire al responsabile (non per fargli causa ma semplicemente per risolvere in fretta il suo problema perchè è solo ciò che in questi casi gli (ci) interessa). E poi il rischio che una privatizzazione e parcellizzazione spinta non favorisca la concorrenza ma l'instaurarsi di tanti piccoli monopoli territoriali, gestiti in dispregio delle esigenze delle collettività residenti nei territori più sperduti.
Anche se molti sembrano essersene dimenticati, il servizio postale è un bene di pubblica utilità. Un recapito efficiente incide sul benessere psicologico della gente, il bancoposta è uno degli strumenti più utilizzati per il risparmio popolare. Il quale a sua volta è raccolto dalla Cassa Depositi e Prestiti la quale svolge una funzione importante, tra le altre: quella di finanziare gli investimenti infrastrutturali dei Comuni.
La vertenza Poste, quindi, interessa tutti noi perchè sono in gioco beni preziosissimi che, una volta persi, difficilmente riusciremo a recuperare in breve tempo e a costi sostenibili.
Grande solidarietà quindi con le richieste dei lavoratori postali (innanzitutto: basta con i licenziamenti) , richiesta al governo di curare con la massima attenzione (come dovrebbe fare ogni buon proprietario) l'operato del suo management, una riflessione prima o poi da condurre tesa a rivalutare l'utilità del ritorno ad un soggetto pubblico di determinate funzioni, visto che 15 anni di liberalizzazione/privatizzazione hanno dimostrato il fallimento delle teorie sottostanti.
Cercheremo, come Sindacato, di dare anche noi il nostro contributo per il miglioramento di questa situazione, nell'interesse dei lavoratori e della collettività.
MEDIAZIONE OBBLIGATORIA, INTERVENTO CORTE COSTITUZIONALE
La Corte Costituzionale ha
dichiarato la illegittimità costituzionale del decreto legislativo 28 del
2010, per
eccesso di delega legislativa, nella parte in cui ha previsto
il carattere obbligatorio della procedura di mediazione, alternativo al processo
nelle controversie civili e commerciali al fine di ridurre il carico dei
procedimenti nei Tribunali.
**********************************************
COMMENTO ADIR-AGL:
Nonostante le apparenze si tratta, in sostanza, di una buona notizia. Infatti la Consulta ha stoppato la norma solo perchè il governo ha ecceduto i limiti della delega, non attenendosi ai principi e criteri direttivi previsti dalla legge di delegazione. E' un caso molto frequente.E' in un certo senso solo una "critica" al Governo per come ha proceduto ad attuare quanto deliberato dal Parlamento in attuazione della direttiva europea. Nonostante quanto le era stato richiesto, la Corte non ha dichiarato la mediazione obbligatoria illegittima per violazione degli articoli 3(principio di uguaglianza) e 24 (diritto di agire in giudizio) della Costituzione.Una volta letti, dopo il deposito, i motivi della sentenza, Parlamento e Governo avranno modo di adottare regole migliori che riguardino mediatori, relativi organismi e necessaria formazione.E' lasciata intatta dalla Consulta la libertà del cittadino ad usufruire della mediazione perchè economicamente conveniente e per la brevità del procedimento.
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COMMENTO ADIR-AGL:
Nonostante le apparenze si tratta, in sostanza, di una buona notizia. Infatti la Consulta ha stoppato la norma solo perchè il governo ha ecceduto i limiti della delega, non attenendosi ai principi e criteri direttivi previsti dalla legge di delegazione. E' un caso molto frequente.E' in un certo senso solo una "critica" al Governo per come ha proceduto ad attuare quanto deliberato dal Parlamento in attuazione della direttiva europea. Nonostante quanto le era stato richiesto, la Corte non ha dichiarato la mediazione obbligatoria illegittima per violazione degli articoli 3(principio di uguaglianza) e 24 (diritto di agire in giudizio) della Costituzione.Una volta letti, dopo il deposito, i motivi della sentenza, Parlamento e Governo avranno modo di adottare regole migliori che riguardino mediatori, relativi organismi e necessaria formazione.E' lasciata intatta dalla Consulta la libertà del cittadino ad usufruire della mediazione perchè economicamente conveniente e per la brevità del procedimento.
mercoledì 17 ottobre 2012
BANCHE.ESUBERI.QUASI RADDOPPIA PREVISIONE: DA 20 MILA A 35 MILA
Da Milano Finanza:
"""""""""Allarme occupazione nelle banche.
"""""""""Allarme occupazione nelle banche.
Il presidente Mussari ha descritto un quadro pessimistico, con troppi regolamenti e il peso delle sofferenze Le parti sociali temono il prepensionamento obbligatorio di 35 mila addetti. Ma Palazzo Altieri smentisce |
I l numero degli esuberi in banca potrebbe salire
vertiginosamente nei prossimi anni, fino a raggiungere le 35 mila unità. È
questo il timore espresso ieri dai sindacati italiani del credito dopo un
importante incontro che si è tenuto nel pomeriggio in Abi. Nella sede di Palazzo
Altieri i leader di Cgil, Cisl, Uil e Ugl e i segretari delle sigle del settore
hanno incontrato Giuseppe Mussari, presidente dell'associazione bancaria
italiana, e Francesco Micheli, capo della delegazione sindacale dell'Abi. Al
centro dell'incontro c'era lo stato di salute del sistema bancario italiano che
Mussari avrebbe descritto con tinte fosche, come ricostruito da MF-Milano
Finanza. Il presidente dell'Abi si sarebbe infatti soffermato sul peso delle
sofferenze e sull'eccesso di normative nazionali ed europee (Basilea 3 in
primis), che rischierebbe di compromettere la ripresa del comparto. La
discussione si sarebbe poi spostata sul tema del taglio dei costi e della
razionalizzazione dei principali gruppi bancari per meglio contrastare la crisi.
Anche se secondo Micheli «l'aspetto dell'occupazione non è stato toccato», al
termine dell'incontro Lando Sileoni e Massimo Masi, segretari della Fabi e della
Uilca, hanno subito lanciato l'allarme. «L'Abi ha detto che la produttività sta
calando e ha mandato un messaggio chiaro che nel futuro ci saranno seri problemi
occupazionali. Potrebbero quindi essere a rischio 35 mila lavoratori (rispetto
ai 20 mila stimati inizialmente, ndr)», ha spiegato Masi, disponibile ad
affrontare la questione «ma senza soluzioni coercitive». Anche per Sileoni l'Abi
«sta preparando il terreno per il prepensionamento obbligatorio di 35 mila
lavoratori bancari». Una possibilità, spiega ancora, «che l'Abi non dice ai
tavoli ufficiali ma che stanno profilando i singoli banchieri ai sindacati».
Questo, per la Fabi, equivarrebbe «alla fine della categoria». Critico anche
Agostino Megale della Fisac-Cgil: «La priorità nella crisi dovrebbe essere
quella di garantire il lavoro e la stabilità, tutelando l'interesse dei
dipendenti». L'Abi ha ridimensionato l'allarme, sottolineando che al tavolo non
sono state fatte cifre. «Abbiamo fatto una rappresentazione del sistema in
questo momento particolarmente complesso», ha spiegato Micheli. «Ma non abbiamo
parlato di esuberi. Nelle pieghe del ragionamento ci sta che l'eccedenza degli
organici potrà portare a una criticità in termini di esuberi, ma questa cosa non
è stata affrontata», ha concluso Micheli. La tensione in ogni caso resta alta,
soprattutto per quanto riguarda le due vertenze più delicate del momento: quella
della Popolare di Milano e quella del Monte dei Paschi.""""""""" AGL Bancari: L'avevamo ampiamente previsto, in tutti gli interventi di questi ultimi mesi. Nelle banche siamo alla resa dei conti. D'altronde sono al governo del Paese e quindi, se non ora , quando? Tutti i sindacati di categoria sono stati condotti tranquillamente all'impotenza. Hanno affrontato uno snodo decisivo come se si trattasse di una normale tornata contrattuale. Invece stavano scavando loro una buca sotto i piedi e sono sprofondati, con i loro proclami e i loro scioperi che non sono serviti a un bel nulla. Grande dimagrimento quindi previsto e , dopo di esso, prevediamo, verrà compiuta anche la fase due ossia una massiccia esternalizzazione di varie funzioni e la precarizzazione del rapporto per coloro che rimarranno all'interno. E, come avvenuto in altri settori, i sindacati verranno degradati da decisivo soggetto di una dialettica sociale a semplici organizzazioni di "capoclasse" e controllori, incaricatti dalle maestre (l'ABI e le direzioni aziendali bancarie) di tenere l'elenco dei buoni e cattivi sulla lavagna e di riferire. Avendo in cambio qualche poltrona, qualche promozione per loro e una manciata di biada per i loro rappresentanti. Non ci stancheremo mai di ripeterlo: l'unica strategia vincente per un sindacato, in quel contesto, sarebbe stata e sarebbe ancora quella di rifuggire da "coperture" e colpire (chi sa, essendoci dentro, può) la parte datoriale nei suoi veri interessi, quelli di cui loro non parlano mai ma che i cittadini, anche quelli fuori dalle banche , hanno colto al volo, stranamente, prima dei sindacati dei bancari. Quali sono questi interessi? Quelli che tutti possono dedurre dagli scandali, dalle inchieste, dagli articoli di cronaca riguardanti questi signori. Certo, bisognerebbe sbrigarsi, prima che nelle banche tutto venga messo a tacere. O forse è troppo tardi? Con questi dirigenti sindacali si: chi glielo fa fare di cambiare registro? I lavoratori dovrebbero muoversi in questo senso , in prima persona, ma non con gli scioperi sterili bensì con iniziative che sfruttino l'impopolarità delle banche. |
lunedì 15 ottobre 2012
PENSIONI DI GUERRA, DI INVALIDITA', POLIZZE VITA: MA QUANTO CI COSTI!......
Da oggi verranno tassate anche tutte quelle rendite rimaste finora protette
dall'imposizione fiscale. Pensioni di guerra, pensioni di invalidità e polizze
sulla vita.In particolare le pensioni di invalidità e di guerra di tutti coloro
che possiedono un reddito superiore ai 15.000 euro.Saranno ridotti anche i
permessi richiesti per i disabili e per la cura di familiari portatori di
handicap.La retribuzione erogata per i 3 giorni subirà un dimezzamento, ad
eccezione nel caso in cui il permesso non venga richiesto per far fronte ai
bisogni di un figlio o del proprio coniuge. I permessi per i genitori saranno
quindi eliminati. Verrà riconosciuto solamente il 50% della giornata lavorativa
a quei genitori che per prendersi cura del proprio figlio chiederanno un giorno
di permesso. E la famosa riduzione delle imposte? Lo sconto Irpef : avrà un
valore non superiore ai 280 euro annui (tutto qui?). L'IVA (aumentata) potrebbe
indurre i consumatori a sostenere un costo compreso tra i 273 e i 500 euro.
Tutti i beni, ad eccezione di quelli considerati essenziali (e qui ci sarebbe da
discutere, ma lasciamo stare), subiranno un incremento dovuto ad un aumento
dell'aliquota intermedia e di quella alta.Le famiglie, sopratutto quelle a
reddito medio basso subiranno questi incrementi, ma anche le imprese che dovendo
praticare prezzi più alti devono ridurre i propri guadagni (e di ciò abbiamo
parlato da poco sul sito dell'ALCAMS-AGL).Però non osate lamentarvi! Il Ministro
Padoa-Schioppa (pace all'anima sua) ricorderete, ebbe a dire che pagare le tasse
è bello. Ringraziamo Monti e la Maggioranza per quanto ci stanno facendo godere!
venerdì 5 ottobre 2012
BANCA MONTE DEI PASCHI DI SIENA: QUESTO NON E' UN PAESE PER CONCERTATORI
Quello che avevamo previsto è
avvenuto: la rottura delle trattative al Monte dei Paschi .La
trattativa in corso non è riuscita a produrre alcun risultato
concreto e si è rivelata completamente inutile
la Delegazione Datoriale in sintesi ha imposto a dei
Sindacati-ectoplasma- Esternalizzazioni di almeno 1600 persone, incrementabili fino
a 2360 risorse in caso di mancato accordo;
- Fondo di Solidarietà totalmente finanziato dai lavoratori;
- Disdetta del Contratto Integrativo e sostituzione dei
meccanismi salariali contrattati con erogazioni individuali a
discrezione aziendale;
- Gestione della mobilità basata sull’annullamento della
ricerca del consenso e sull’abbattimento delle indennità
previste.
Più in particolare: il Piano
Industriale prevede tagli per circa 300 milioni alle ASA “altre
spese amministrative” - che comprendono anche consulenze, servizi,
affitti, compensi a professionisti esterni, sponsorizzazioni,
trasporti, ecc. - e circa 300 milioni sul costo del personale,
un forte ridimensionamento delle
strutture Centrali (capogruppo bancaria, Aree territoriali,
delocalizzazioni derivanti dai precedenti fusioni) e periferiche (DTM
che diminuiscono nel numero e negli addetti), provocando una mobilità
territoriale per oltre 2.500 risorse che, secondo l’azienda,
essendo disdettato il CIA dovrebbe essere gestito con un nuovo
accordo. A questo occorre aggiungere le cessioni di Asset
(Biverbanca, Consumit e Leasing) e la esternalizzazione di 2.360
risorse impiegate in attività di back office sia nelle Aree
territoriali che nei Poli del Consorzio Operativo.
L'utenza vedrà la chiusura di 400
filiali. Già ci sono le prime proteste di amministratori locali.Il
disegno teso a dividere i Lavoratori ed a privarli delle proprie
garanzie normative e contrattuali ha trovato attuazione.La minaccia
degli esuberi è stata utilizzata durante la trattativa:
licenziamenti collettivi nel caso in cui le parti non fossero
addivenute ad una condivisione sul tema delle esternalizzazioni del
Back-Office. A poco è servito ai sindacati evocare la sacralità del
CCNL.Addirittura è avvenuta la disdetta del Contratto Integrativo
BMPS dal prossimo 1° novembre
Da quella data troverà applicazione un
“Regolamento” che farà in modo di individualizzare il rapporto
di lavoro, aumentando la discrezionalità dell’Azienda
sull’applicazione delle previsioni salariali, oltre che sulle
prospettive di natura professionale dei dipendenti. E l'AGL Bancari
aveva previsto anche questo, pur osservando dal di fuori (è nata da
4 mesi) l'evoluzione degli avvenimenti. Contrattazione aziendale
azzerata e ridotta ad elargizioni unilaterali e discrezionali
dell’azienda,
soppressione delle garanzie economiche
– a cominciare dal sistema incentivante e dal Premio Aziendale -
deregolamentazione della mobilità territoriale e dei percorsi di
carriera, abolizione dei livelli minimi inquadramentali, eliminazione
delle selezioni interne per i passaggi di categoria e introduzione
dei budget commerciali a livello di singola risorsa . In sintesi: una
Waterloo.
Converrebbe a tutti i vertici sindacali
della categoria bancari prendere atto del fallimento e dimettersi,
lasciando spazio ai giovani.
Penosa è l'ultima trovata che
riconferma la subalternità a logiche e formalismi non più
appartenenti alla realtà vera, come se nelle società fossero
davvero i meccanismi civilistici a governare e non valesse il potere
del più forte: la partecipazione dei Dipendenti-Soci all’Assemblea
degli Azionisti del prossimo 9 ottobre, sia per esprimere il voto
contrario sui punti previsti all’ordine del giorno, sia per
manifestare apertamente il proprio dissenso nei confronti della
“strategia” sul personale sino a questo momento adottata
dall’Azienda. In particolare, voto contrario sui punti riguardanti
l’aumento di capitale “dedicato” e lo spostamento di poteri
dall’Assemblea stessa al CdA (anche in materia di
esternalizzazioni) e dal CdA al Presidente e all’Amministratore
Delegato .
Ma già tutto deciso in direzione
opposta: infatti la Deputazione Amministratrice della Fondazione
Monte dei Paschi di Siena ha deliberato all'unanimità di votare
“sì” a tutti i punti all'ordine del giorno
dell'Assemblea Straordinaria degli Azionisti
I Sindacati dei bancari hanno
rinunciato a far pulizia delle magagne vere dell'azienda che li
ospita. Hanno abbassato il livello dello scontro e, in maniera
commovente e onesta (ma fessa) sono stati più conservativi dei
banchieri stessi nel proteggere la casa comune.Sono stati ripagati
con un sorriso beffardo e un pugno di mosche.
MPS ha infatti altri punti deboli che
avrebbero dovuto essere meglio coltivati da vertici sindacali
autenticamente conflittuali (negli interessi ) con la parte
datoriale, cercando alleanze con i risparmiatori esasperati.
Tutti sappiamo della bocciatura per il
Monte dei Paschi di Siena a parere dell’Eba, l’Autorità bancaria
europea, dopo gli ultimi stress test effettuati sui principali
istituti di credito italiani.
Dai dati forniti nel rapporto emerge che la banca presieduta da Alessandro Profumo, per il quale lunedì a Milano si è aperto il processo sul caso Brontos-Unicredit, ha un coefficiente patrimoniale all’8,85% ma considerata la sottoscrizione dei Tremonti-bond (nel 2009) l’asticella sale al 10,8 per cento. All’appello manca il nuovo aiuto di Stato che l’istituto senese sta aspettando, i cosiddetti Monti-bond, che sono in attesa del via libera da parte della Ue.
Quindi l’Eba certifica per Siena un deficit patrimoniale (shortfall) al 30 giugno scorso di 1,72 miliardi di euro. La banca precisa che "la cessione di BiverBanca e l’operazione di riacquisto di di titoli subordinati" ridurrebbero il dato a 1,44 miliardi. E che "gli interventi necessari ad assicurarne la copertura sono stati avviati con l’esplicito supporto dello Stato italiano".
Dai dati forniti nel rapporto emerge che la banca presieduta da Alessandro Profumo, per il quale lunedì a Milano si è aperto il processo sul caso Brontos-Unicredit, ha un coefficiente patrimoniale all’8,85% ma considerata la sottoscrizione dei Tremonti-bond (nel 2009) l’asticella sale al 10,8 per cento. All’appello manca il nuovo aiuto di Stato che l’istituto senese sta aspettando, i cosiddetti Monti-bond, che sono in attesa del via libera da parte della Ue.
Quindi l’Eba certifica per Siena un deficit patrimoniale (shortfall) al 30 giugno scorso di 1,72 miliardi di euro. La banca precisa che "la cessione di BiverBanca e l’operazione di riacquisto di di titoli subordinati" ridurrebbero il dato a 1,44 miliardi. E che "gli interventi necessari ad assicurarne la copertura sono stati avviati con l’esplicito supporto dello Stato italiano".
I Monti Bond sono una versione rivista
dei Tremonti Bond. Questi ultimi erano stati richiesti dall’istituto
per 1,9 miliardi, ma il governo dovrebbe erogare presto 3,4 miliardi,
che sostituiranno interamente gli 1,9 miliardi già incassati e
apporteranno così nuova liquidità per quasi 1,5 miliardi,
esattamente quanto manca alla banca per arrivare al Core Tier1 del
9%.
Il via libera di Bruxelles è necessario per stabilire la
compatibilità con la disciplina europea che vieta gli aiuti di
Stato.I Tremonti Bond sono obbligazioni emesse dagli istituti e
sottoscritti dal Ministero dell’Economia a rendimenti abbastanza
alti, ma che non vanno corrisposti, qualora la banca chiuda un
esercizio in perdita. Tali titoli sono anche subordinati, in quanto
vanno rimborsati, in caso di insolvenza, solo successivamente al
pagamento degli altri debiti dell’istituto. Inoltre, essi sono
privi di scadenza, nel senso che non hanno un limite temporale per il
rimborso, fermo restando che la banca potrà rimborsarli quando
vuole.Le indiscrezioni dicono che Bruxelles darà il suo assenso alla
compatibilità di questi bond con la normativa in vigore, Tuttavia
resta il fatto che in Italia abbiamo la terza banca (in classifica),
non in grado di superare i test sulla sua solidità patrimoniale,
senza aiuti di stato. Perché tali sono i Tremonti Bond.Bruxelles
dovrà anche verificare che tale aiuto di Stato (i Monti Bond) sia
compatibile o meno con le nuove regole per la ricapitalizzazione
delle banche con fondi pubblici.La differenza tra Tremonti-bond e
Monti-bond riguarda il trattamento delle situazioni d'incapienza del
debitore nel caso in cui, chiudendo il bilancio in perdita, la banca
si trovi nell'impossibilita' di pagare al Tesoro gli interessi sul
prestito.Con i Tremonti-bond scattava un periodo di grazia nel quale il debitore non corrispondeva gli interessi dovuti, con i Monti-bond l'ammontare di interessi non corrisposti viene trasformato in azioni della banca da assegnare allo Stato.Nel rispetto delle nuove indicazioni della Commissione Ue che regolano gli aiuti pubblici alle banche con strumenti ibridi di capitale.
Il governo italiano ha optato per una soluzione nella quale il Monte, se chiudesse il bilancio in perdita ( evento probabile quest'anno dopo il rosso di 1,6 miliardi della semestrale), assegnerebbe al Ministero azioni ordinarie di nuova emissione per una quota del patrimonio netto corrispondente all'importo della cedola non corrisposta.
La scelta ricalca parzialmente quanto dispone il codice civile in tema di aumenti di capitale riservati consentendo di determinare 'il prezzo di emissione delle azioni in base al valore del patrimonio netto, tenendo conto, per le azioni quotate in borsa, anche dell'andamento delle quotazioni nell'ultimo semestre .Per il Monte dei Paschi i soldi arriveranno in ogni caso. Discorso diverso per i suoi attuali azionisti. Qui la quota di capitale della banca assegnata al Tesoro diluira' in maniera piu' o meno significativa l'utile per azione.Quindi saranno i soldi dei cittadini italiani a salvare una banca con un debito da un miliardo di euro, frutto di scelte non certo appropriate nelle strategie recenti. Ma con questo assetto d'ora in poi potremo di fatto considerare Mps a partecipazione statale: se infatti la banca non avrà i soldi per restituire gli interessi dei Tremonti Bond, il controvalore sarà pagato con partecipazioni nel capitale dell’istituto. Difficilmente infatti Mps potrà vantare utili distribuibili .Nel corso della prossima assemblea il cda di Monte Paschi dovrebbe essere delegato dall’assemblea dei soci ad aumentare il capitale sociale per un miliardo di euro e preparare così di fatto l’ingresso dello Stato nel capitale. Il governo siederà così in assemblea e potrà influenzare le nomine in cda.
Altro che le noccioline oggetto della trattativa sindacale finita male:riduzione dei costi relativi a consulenze esterne, benefits aziendali, contributi affitto, retribuzioni del Top Management e le tipologie contrattuali utilizzate per l’ingaggio dei manager stessi. Oppure gli escamotage per ottenere mediante le fuoriuscite definitive di personale il raggiungimento degli obiettivi ricercati di riduzione del costo del lavoro .
Ripetiamo: commovente l'operato dei sindacati rappresentativi, tutta la nostra solidarietà ai lavoratori ma con l'azienda andava adottato il pugno duro, sin dall'inizio, al costo di gettare gli stracci in strada. Non è stato fatto e ormai è troppo tardi. Gli interessi e i rapporti di forza sono troppo squilibrati. I sindacati dovranno solo ora trovare il modo di mascherare nella maniera meno umiliante possibile la sconfitta e il fallimento di una condotta troppo vicina alla salvaguardia di questo castello di interessi che a loro dà privilegi e al resto degli italiani toglie il sonno. O si sta con i banchieri o si sta con il popolo. Non c'è in questo caso una via di mezzo.
In conclusione, alcuni spunti di riflessione. Da tempo la Camusso parla della necessità che lo Stato acquisisca quote di aziende private. E' stata accontentata: ora lo stato parteciperà ai licenziamenti e alle esternalizzazioni.
La sorte dei contratti collettivi: finora il mostro era Marchionne. Ci sembra che Profumo (con idee politiche opposte) lo abbia addirittura surclassato. Un messaggio per chi nutre grandi attese dalle prossime elezioni. E' bene che nel mondo del lavoro ci abituiamo a delegare il meno possibile, se questo è l'andazzo.E a emanciparci dall'idolatria nei confronti della contrattazione collettiva vecchio tipo, che non convince e non paga più.Osserviamo poi una inquietante similitudine tra i destini sindacali nel bancario e nel pubblico impiego. Forse perchè si è dimenticata troppo presto una lezione dai vituperati anni settanta: il vero sindacato deve saper farsi rispettare. E ci siamo capiti. E poi, per Bonanni che da tempo recita salmi sulla concertazione e sulla partecipazione dei lavoratori agli utili delle aziende: in MPS la concertazione è stata sbeffeggiata e la governance continua ad andare sempre nella solita direzione.E nel bancario è presente un forte sindacato CISL di categoria.Se il buon giorno si vede dal mattino, stiamo freschi.
giovedì 4 ottobre 2012
LA BEFFA DEL FONDO PER L'ACCESSO AL MUTUO DELLE GIOVANI COPPIE
Continuano le difficoltà di accesso al credito per l'acquisto della prima casa,
in particolare per le giovani coppie.Da circa un anno è operativo un "Fondo
per l'accesso al credito per l'acquisto della prima casa da parte delle giovani
coppie coniugate o dei nuclei familiari anche monogenitoriali con figli
minori"". (http://www.diamoglifuturo.it/fondo-casa
)
Sono disponibili 50 milioni di euro affinché le giovani coppie possano comprarsi la prima casa, ma ne sono stati utilizzati pochissimi (meno del 5%) perchè, sembra, le banche non informano i giovani che vanno a chiedere mutui di questa opportunità. Sembra addirittura che gli impiegati agli sportelli bancari neppure sappiano di questa offerta. A chi si è permesso di contestare tale situazione, l'ABI ha risposto che le banche non concedono i mutui ai giovani per tutelarli perché avendo lavori spesso precari, se si trovassero nella situazione di non poter rimborsare le rate sarebbe peggio per loro. Ma il sospetto è un altro, che le banche non ci guadagnino abbastanza. Se il Governo vuole fare qualcosa di concreto per i giovani inizi da qui.
Sono disponibili 50 milioni di euro affinché le giovani coppie possano comprarsi la prima casa, ma ne sono stati utilizzati pochissimi (meno del 5%) perchè, sembra, le banche non informano i giovani che vanno a chiedere mutui di questa opportunità. Sembra addirittura che gli impiegati agli sportelli bancari neppure sappiano di questa offerta. A chi si è permesso di contestare tale situazione, l'ABI ha risposto che le banche non concedono i mutui ai giovani per tutelarli perché avendo lavori spesso precari, se si trovassero nella situazione di non poter rimborsare le rate sarebbe peggio per loro. Ma il sospetto è un altro, che le banche non ci guadagnino abbastanza. Se il Governo vuole fare qualcosa di concreto per i giovani inizi da qui.
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